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sabato 1 novembre 2008

Varie ed eventuali - Novembre -


Ragazze più che vincenti





Titolo originale: A league of their own Nazione: Usa Anno: 1992 Genere: Commedia Durata: 129' Regia: Penny Marshall Sito ufficiale:
Cast: Tom Hanks, Geena Davis, Lori Petty, Madonna, Téa Leoni, Rosie O'Donnell, Megan Cavanagh, Bill Pullman.



Un altro film che ha fatto la storia del baseball di Hollywood.
Ci sono però messaggi che possono superare il semplice racconto, la semplice recensione.
Infondo anche i sassi hanno visto questa pellicola.

Siamo, prima di tutto, su di un binario storico: uomini partiti per il fronte e donne assunte per prendere il loro posto sui campi da baseball.

Appunto, leggete la qualifica, baseball.
Non si parla di softball, la pallina non è più grossa, le basi non sono più corte, come corto non è il campo.

Queste ragazze di celluloide sono “vincenti” perché riescono a calcare il palcoscenico dei loro mariti con assoluto talento senza doversi accontentare di praticare uno sport ridotto.

Che poi questa è la domanda alla quale non ho mai trovato una risposta.
Perché diamine una donna non possa giocare a baseball.
Che mistero.

Un po’ come il mitico Jimmy Dugan, magistralmente interpretato dal Tom Hanks, che non crede che delle ragazze possano anche solamente immaginare di poter introdursi al “vecchio gioco”, prerogativa solo maschile.

A me pare che questo film ricordi proprio questo neo.

Per il resto la pellicola è quel capolavoro che tutti noi sappiamo.
Storia, sport, divertimento e sentimento mixati sapientemente insieme.

Un film che fa la felicità dell’appassionato e anche di chi non ne capisce ma vuole comunque godersi due ore e otto minuti di buon cinema.

Donne vincenti nel baseball.
Sarebbe bello vederle anche in Italia.
Non solo nel softball…

VOTO: 7



VECCHI STRACCI CERCASI





Cercasi Vecchi Stracci

E' bello e giusto iniziare ad occuparsi anche delle realtà che sono intorno a Milano e che il baseball meneghino ha sempre incontrato sul suo cammino.

Ieri sera vado per controllare le novità sul sito dei Old Rags lodi e non trovo più il loro tipico e storico sito.

Non ho la più pallida idea di che fine abbiano fatto.
Non so se stiano rifondando un progetto per affrontare la delusione della passata stagione.

Se avete notizie, fatecelo sapere.
Dove sono spariti gli Stracci?



Prima di Barack, Jackie l’eroe.



Jackie Robinson - foto tratta dal sito www.jackierobinson.com
Clicca sulla foto per vedere il video commemorativo



Ci sono denti che attirano molto di più l’attenzione.
Altri parimenti oliati invece operano o hanno operato nel silenzio internazionale.

Ma l’ingranaggio, al quale quei denti appartengono, è unico.
L’ingranaggio di un’America nera che non è rimasta chiusa nell’angolo ma ha alzato la testa portando a compimento il proprio destino.

Oggi abbiamo tutti nelle orecchie l’incredibile storia del primo presidente “colored” degli Stati Uniti d’America, Barack Obama.

Il secolo scorso invece ci ha donato figure che, alla pari del nuovo inquilino della Casa Bianca, hanno rotto le barriere razziali imponendo il proprio talento dove “il nero” era visto con preoccupazione, se non addirittura con disprezzo.

Prima di Barack fu Jack Roosevelt Robinson.
Storia di un nero che vinse, non solo sul campo.

1889, il passatempo preferito dagli americani ricalca il pubblico per il quale fu creato riproducendo quell’odiosa segregazione già presente ovunque: scuole, uffici, bar, mezzi pubblici.

I neri erano costretti a giocare in un campionato di baseball indipendente chiamato “Negro League” lasciando i diamanti della Major League solamente ai bianchi.


Negro League - foto tratta dal sito www.dvdbeaver.com


Jackie però ha un dono.
Già dai primi anni di vita sa fare sport, e lo sa fare come pochi, bianchi o neri che siano.


Jackie Robinson ad UCLA - foto tratta dal sito www.jackierobinson.com

All’università vince premi e onorificenze importanti.
Proprio quando gli propongono d’entrare nel All-American Football Team i problemi finanziari lo portano però lontano dal college e verso la carriera militare.

Carriera bruscamente interrottasi davanti alla Corte Marziale per avvenimenti legati sempre alla discriminazione razziale.

Fu congedato con disonore.

Jack nonostante tutto non si arrende e torna a fare ciò per il quale era nato, lo sportivo.

Entra nella “Negro League” giocando magnificamente con i Kansas City Monarchs e portando su di sé un importantissimo paio di occhi.

Le due pupille appartengono al vecchio Branch Rickey, presidente dei Brooklyn Dodger che sorpreso dalla bravura del ragazzo gli offre, coraggiosamente, un contratto con la sua squadra di Major League.


Jackie Robinson in scivolata - foto tratta dal sito www.jackierobinson.com


Robinson non solo spezza le barriere razziali della Lega, che non vedeva giocatori afroamericani dal 1889, ma nel suo primo anno d’attività professionistica vince pure l’ambito titolo di Rookie of The Year con 12 homers, 29 basi rubate e .297 di media battuta.

Il 1949 però fu l’anno dell’eterna consacrazione: Most Valuable Player of the year e miglior battitore con un pesantissimo .342 di media.

Questi successi porteranno il pioniere della lotta silenziosa per i diritti dei neri nella Hall Of Fame della MLB nel 1962.

Gli insulti, le angherie non l’hanno mai fermato.
Un eroe grande per uno sport che celebra i suoi grandi eroi.

Jackie Robinson, primo nero a spezzare il muro della segregazione.





Un grande onore.



Un momento della diretta di Radio Play.it


Non sarà il Washington Post, ma v’assicuro che è un onore per me.
Come ogni seguace del baseball a stelle e strisce non posso che fare riferimento ai siti italiani affiliati a quella miniera di sapienza chiamata Play.it.

Questi ragazzi, ancora prima, ben prima, del sottoscritto hanno messo in piedi un servizio informativo sul batti e corri americano che spazia dai semplici articoli tecnici, ai recap settimanali, a preziosissimi appuntamenti radiofonici via web.

Uno di questi appassionati ci ha fatto un regalo speciale.

Dopo averci messo sulla giusta strada tecnica per il lancio sperimentale della prima puntata radiofonica del nostro blog, ha ascoltato il precario prodotto finale giudicandolo un buon inizio e elargendo dei preziosi consigli al sottoscritto.

Bene, riassumendo, arriviamo al dunque.

L’ultima puntata di Baseball E Musica, uno dei programmi a cura della Redazione di Play.it, ha visto in chiusura un avvenimento importante.

Il nostro Lephio, questo il nome del buon conduttore, mi ha salutato in diretta e ha fatto un’ottima pubblicità alle nostre pagine prendendo in considerazione un modesto progetto, il nostro, che di certo non si aspetta riconoscimenti pubblici così importanti.


Lephio, mente e produttore del programma Baseball e Musica


Intanto, prima di ringraziare Lephio, ricambiamo il suo gesto pubblicizzando il suo Blog e mettendo a disposizione dei nostri lettori la puntata di Baseball e Musica in questione consigliandovi di seguire Radio Play.it costantemente.

http://www.lephio.org/2008/10/09/baseball-e-musica-puntata-7

Una vera miniera di sapienza.
Grazie Lephio.



THE FAN: le quattro basi della follia




Un film di Tony Scott. Con Wesley Snipes, Robert De Niro, Ellen Barkin, Benicio Del Toro, John Carroll Lynch. Genere Drammatico, colore 115 minuti. - Produzione USA 1996.



Il disagio di un mondo dove il sole non splende mai.
Questa è la ciambella che sta intorno al vuoto di una vita spesa per il baseball mentre il tutto va in completa rovina.

Chi non avesse visto The Fan, tradotto in italiano “il mito”, di certo non sa di cosa stiamo parlando.

Parliamo di un uomo che fa del baseball la sua compulsione, la sua malattia mentale che lo trasforma da leggermente squilibrato a folle completo tutto per un uomo, il migliore che sul campo si sia mai visto.

Diretto dal bravo Tony Scott (Beverly Hills cop 2, Top Gun).
La smorfia tipica di Robert De Niro è la follia fatta a persona.
Wesley Snipes (Major League 1 e 2, Blade) invece la vittima di questo assurdo gioco.

La luce non esiste, è bandita.

Anche le partite diurne giocate dai San Francisco Giants (squadra protagonista del film) sembrano girate al calare del sole mentre la città sonnacchiosamente si veste per la sera.

Thriller è forse la denominazione adatta per questa pellicola.
Di baseball se parla, anche se pure lui rientra nel gioco della mente malata di un uomo profondamente malato e profondamente pericoloso.

Infatti è proprio questo elemento che non permette allo spettatore di provare compassione per Gil Renard, interpretato perfettamente da un ossessionato De Niro.

Non si prova proprio compassione.
E la fine rimane macchiata dalla pioggia che imperterrita continua a cadere.

Una porta sulla follia che corre su quattro basi.
Semplicemente inquietante.

Voto: 7

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